Sono conosciuta per lo più come organizzatrice culturale. Eppure non faccio mistero del mio praticare la fotografia, che non è una seconda passione, un secondo lavoro o il passatempo della domenica.
Ho iniziato a fotografare intorno ai dodici anni, quando uno zio mi regalò una Kodak Instamatic. Tante sono state le fotocamere passate per le mie mani, tante le giornate chiusa nella camera oscura, allestita negli anni Ottanta in un piccolo ambiente domestico. Da allora, porto sempre con me un dispositivo per catturare momenti, volti, luoghi, fino a costituire un catalogo di migliaia di scatti, i miei appunti visivi: un vero taccuino photografico.
Uso indifferentemente il colore e il bianco e nero, il telefonino o la fotocamera tradizionale. Le attrezzature sofisticate non mi appartengono, e spesso non rispetto i canoni estetici. Per me la forza della fotografia sta nella sua immediatezza e in quello che suscita nell’osservatore. Pastrocchiare con le immagini è il mio modo di comunicare con il mondo.